A tre anni dalla Brexit, pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini di tutti gli Stati membri sentono ancora l’eco delle sue ripercussioni, di natura diversa ed in molteplici settori.
Un approfondimento condotto dall’Organismo di Gestione ha individuato i principali impatti sui diversi settori, che, in misura differente, hanno risentito degli effetti dell’uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, dovendo fare i conti con nuovi e ulteriori oneri, nuova regolamentazione, incertezze normative e procedurali da superare.
Tra i settori produttivi, uno dei più colpiti è quello agricolo: nuove barriere commerciali hanno reso più difficoltoso l'accesso al mercato britannico per i prodotti di punta dell'agricoltura italiana (dall’olio al vino, ai formaggi e salumi), con conseguenze sul volume delle esportazioni.
Ma anche la moda, uno dei settori di eccellenza del Made in Italy, ha dovuto affrontare sfide simili: le difficoltà logistiche, i dazi e i nuovi regolamenti hanno generato una pressione senza precedenti su un settore che conta fortemente sulle esportazioni verso il Regno Unito. Così come altri comparti anche molto diversi fra loro - dall'industria automotive al settore delle forniture industriali, alla farmaceutica - hanno dovuto fare i conti con nuove normative, dazi, incertezze e ritardi che hanno rappresentato sfide significative.
Il nostro impegno è quello di affrontare queste sfide, sostenendo i settori economici colpiti e promuovendo la resilienza e la competitività dell'economia italiana nel suo insieme.
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